martedì 18 ottobre 2011

Cose dell'altro mondo


Ieri sera siamo andati a vedere Cose dell'altro mondo, una commedia che fa molto riflettere.
Riassumendo brevemente il film in 5 punti:
1) Una città del Nordest d'Italia.
2) L'immigrazione incide sul tessuto sociale.
3) Un industriale non la sopporta nella maniera più assoluta e scarica tutta la sua xenofobia in uno spazio a lui riservato nella tv locale che finanzia.
4) Un mattino tutti gli extracomunitari e gli stranieri in genere scompaiono dal territorio.
5) Bisogna arrangiarsi da soli.

Dunque da dove iniziare....di cose da dire ce ne sarebbero tante.
Innanzitutto credo che questo non sia un luogo comune solo del nordest d'Italia, ma più o meno di tutto il nostro paese. La gente non vede di buon occhio gli extracomunitari, e per qualsiasi cosa accada i primi ad essere additati sono loro. Questo è merito della mente chiusa che ci ritroviamo, mi ci metto anche io perchè a volte mi rendo conto di quanto sbagliamo a pensarla in certi modi.
Se ci fermiamo un attimo a pensare però ci rendiamo conto che un po' di vero nel film c'è...senza di loro non sapremmo andare avanti.
Ormai certi lavori li fanno solo loro..badanti, spazzini, muratori, lavori duri senza il quale però non sapremmo come fare, chi curerebbe la mamma o la nonna anziana, chi pulirebbe le strade e chi, costruirebbe le case?
Non vuol dire che se un extracomunitario commette qualcosa di grave, dal rubare all'ammazzare qualcuno, lo debbano fare tutti. Anche gli italiani rubano, e soprattutto anche gli italiani uccidono!
C'è gente che arriva in Italia con le intenzioni più serie di questo mondo, per mantenere la propria famiglia magari rimasta nel paese d'origine o per trovare lavoro e ricrearsi una vita qui, quindi chi siamo noi per vietare loro di provare a dare il loro contributo per migliorare questo paese?

L'altra sera stavo parlando con Silvia, un'amica conosciuta grazie alla pallavolo.
Parlava della sua esperienza in Senegal, una di quelle esperienze che faresti mille volte, una di quelle che ti cambia la vita, una di quelle che ti fa dire in che paese di M..... che abito e ti fa passare la voglia di tornare a casa.
Un mese o più passato tra i bambini...piccoli, poveri, senza niente, ma FELICI!
Loro sì che sanno essere felici, non gli importa avere le scarpe firmate o l'ultimo videogioco, ma l'importante è ricevere anche solo un sorriso.
Silvia quando me ne parlava aveva il magone, si vedeva quanto le mancassero quei giorni passati tra loro, i loro sorrisi. Dice che non si capiscono le emozioni che prova finchè non si fa un'esperienza del genere. Racconta di come in Africa il saluto sia importante, loro non abbassano lo sguardo quando sulla loro strada incontrano uno sconosciuto, loro lo salutano...e NOI? E noi di cosa abbiamo paura? Salutare è educazione...non ci mangiano mica! E allora perchè non farlo?

Penso che per cambiare grandi cose, si debba cominciare dalle più piccole, che sia il salutare, che sia il rivolgere una parola che non sia un insulto o anche solo un sorriso.
Io ci provo, saluto, rivolgo sorrisi a sconosciuti e il piacere più grande è essere contraccambiata. Spesso, per dire, vengo salutata di più da extracomunitari che da italiani. E la cosa che non sopporto è quando saluti e la gente ti guarda e sta zitta. Ma ce la faiiiii???? MALEDUCATO/A!

oooooooh, mi sono liberata! :-)
A presto

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